LEONARDO SCIASCIA E LA VERITÀ IMPRONUNCIABILE

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DOI:

https://doi.org/10.11606/issn.2238-8281.i41p69-83

Parole chiave:

Sicilia, Mafia, Omertà

Abstract

Il presente articolo indaga le considerazioni dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia sull'omertà, la “legge del silenzio”. La pratica è, in origine, legata al modus operandi della malavita meridionale, sebbene sia considerata anche un'abitudine culturale della società siciliana. Troviamo critiche all'omertà sia nei saggi che in alcuni romanzi dell'autore, come Il giorno della civetta (1961), A ciascuno il suo (1967) e Il contesto (1971). Tale critica, che viene presentata in modo latente nei testi letterari, può indicare che questa pratica era una preoccupazione importante di Sciascia, sebbene sia stata scarsamente affrontata negli studi della sua opera. Si ritiene che il fatto che l'intellettuale sia ricordato come il primo ad avvicinarsi alla mafia nella letteratura, in modo non folclorico, associato all'assenza di qualsiasi menzione della parola omertà nei predetti romanzi, abbia finito per distogliere l'attenzione dal silenzio legato alla mafia, sottilmente presente nelle sue opere letterari. Per Sciascia la pratica dell'omertà, oltre a consentire alla mafia di operare impunemente, poneva il siciliano nella scomoda posizione di protettore dei mafiosi. Pertanto, riteniamo che il silenzio sulla mafia (e non il silenzio della mafia) sia la più grande accusa rivolta dallo scrittore alla sua società.

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Biografia autore

  • Gisele Maria Nascimento Palmieri, Universidade Federal do Rio de Janeiro

    Studente di dottorato in Lettere Neolatine (Letteratura italiana) presso UFRJ.

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Pubblicato

10-11-2023

Fascicolo

Sezione

Artigos

Come citare

Palmieri, G. M. N. (2023). LEONARDO SCIASCIA E LA VERITÀ IMPRONUNCIABILE. Revista De Italianística, 41, 69-83. https://doi.org/10.11606/issn.2238-8281.i41p69-83